Biografia

Marcello Boboli è nato a Firenze nel 1934; ha quì frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Porta Romana seguendo, fra gli altri, i corsi di Caligiani, Prayer e Parronchi. Dopo aver ottenuto il dipòloma in Architettura ha frequentato - verso la metà degli anni Cinquanta - la Scuola Libera del Nudo all'Accademia di Belle Arti di Firenze  e, molti anni più tardi, un corso di pittura tenuto da Nello Bini. Negli anni Novanta esperimenta diversi tipi di espressione che, partendo da un'impostazione post - macchiaiola (con una particolare attenzione e predilezione per il paesaggio toscano) approda - dopo un breve periodo astratto-geometrico - ad una sintesi del reale finalizata alla netta enfatizzazione dei volumi. Particolarmente interessato alla metodologia della progettazione (nel cui ambito esplica la sua attività primaria) mantiene in pittura lo stesso linguaggio del progetto architettonico usandone la freddezza segnica quale momento emblematico e significante.
Pittore riservato, inizia ad esporre negli anni Settanta segnalandosi per alcune partecipazioni a rassegne e concorsi dove ottiene diversi premi e l'attenzione della critica. Dal 1976 ad oggi ha ottenuto oltre venti mostre personali. Si è dedicato anche all'incisione calcografica, approfondendola grazie ai corsi tenuti da Roberto Ciabani.
Oltre che in collezioni private, le sue opere si trovano in raccolte comunali e in enti pubblici e privati. Alcuni suoi lavori sono esposti al Museo Nazionale di Cracovia.


Vittoria Corti
Un dipinto di Marcello Boboli richiama la nostra attenzione, a colpo d'occhio, anche se capita di incontrarlo nell'affollamento di una mostra collettiva. E questo è già un invito a cercare l'occasione di sostare a nostro agio davanti alle sue opere. Meglio se ci riuscirà di coglierle isolate e se tutto intorno c'è silenzio. Allora ci troviamo davanti un mondo dei più rasserenanti. Quì c'è calma assoluta. Cosa rara, perch'è il mondo d'oggi è un mondo di fracasso: tutti gridano e ci stordiscono. Invece, i quadri di Boboli (anche da lontano, richiamandoli alla memoria) ci riconciliano con noi stessi, ci fanno ritrovare la pace delle nostre migliori ore di solitudine, e ci congratuliamo di essere ancora capaci di cogliere al volo occasioni come queste: di pienezza percettiva e di liberazione delle nostre facoltà fantastiche che erano state mortificate dalla squallida quotidianeità.
Ci suona all'orecchio Leopardi: Vissero i Fiori e l'erbe... Vissero i boschi un dì...
I colori sono festosi, gli oggetti mantengono la plasticità della loro forma e sono cose semplici: singoli di quieti interni con libri e gruppi di soprammobili, distese di prati verdi e file ordinate di alberi sotto cieli limpidissimi. Tutto è fermo ma si tratta di una immobilità stregata dal tipo di luminosità che li avvolge, sentiamo che contengono una vitalità: è Boboli che ce la svela. C'è da domandarsi quale sia stato il percorso di Boboli, come sia arrivato a questi risultati: l'arte che si insegna nelle scuole è noiosamente seriosa, faticosamente artificiale. Nelle conventicole degli artisti, si discute di improbabili ed effimere avanguardie. Ma l'arte di Boboli discende da una personale e coraggiosa libertà inventiva, audace fino asfiorare le zone del naif, però sempre strettamente individualizzata, sempre cordialissimamente partecipata. Boboli crede in quello che fa: le sue opere non sono soltanto finemente lavorate, sono vissute.
Si senteb che il lavoro è stato fatto con gioia, e la soddifazione dell'autore arriva fino a noi, la percepiamo, anzi ce ne appropriamo. E gliene siamo grati.
C'è l'arte che fornisce energia e voglia di azione. Come la libertà di Delacroix che sventola il tricolore. C'è l'arte che ci guida ad una severa meditazione e ci accettare anche i nostri terrori, perchè fanno parte di noi, come l'Urlo di Munch. L'arte autentica può avere tanti caratteri e tanti toni quanti sono gli artisti che riecono a raggiungerla.
L'arte di Boboli è del tipo favoloso, e ci riporta al mondo incantato che attraversammo con stupore negli anni della prima età e che poi l'aridità di altre esperienzze aveva cancellato. Chi sa quali difficili percorsi ha seguito Boboli per arrivare a questa pace musicale, a questa semplicità fresca ed ilare! In questa atmosfera di silenziosaintimità, i nostri pensieri si fanno leggeri e Boboli: ritroviamo l'aria limpida e pungente di certe favole di La Fontaine, la sorpresa inquietante di certe novelle di Andersen, siamo capaci di trovar naturale l'inverosimile come Il piccolo principe di Saint-Exupéry.
In questa operazione ha parte ilgioco, lo scherzo? C'è qualcosa di beffardo? Non c'è niente che ci indichi contenuti precisi. Ci sentiamo in piena libertà in questo mondo scintillante, pittoresco, che ha una freschezza genuina. Ma effetti come questi non può che provocarli un artista di alto livello. Noi siamo coscienti che il candore di Boboli è culto, che la sua semplicità deriv da un'intelligenza selettiva che ha eliminato il non necessario proprio mentre rendeva più densi i significati.
Non dimentichiamoci, che in arte niente è gratuito, che tutto è il risultato di conquista: la gran luce arriva alla fine, è la conclusione. Prima investe l'artista, e poi riverbera sull'osservatore il quale sente l'opera saggia e meravigliosa, cioè felice e, insieme, profondamente seria. E conviene rimandare alla definizione dell'arte, di quella che Rosai indicava al giovane Pratolini che inseguiva troppo il successo commerciale "Luomo dall'arte vuol essere riscattato, vuol sentirsi compreso, amato, vendicato..."